Forse perché ho sempre tanta fretta e non sento le parole calme e appena sussurrate ogni volta che mi allontano da Vinadio sento quella malinconia dei giorni perduti che si può soltanto sentire nei momenti bui […]
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Forse perché ho sempre tanta fretta
e non sento le parole calme e appena sussurrate
ogni volta che mi allontano da Vinadio
sento quella malinconia dei giorni perduti
che si può soltanto sentire nei momenti bui
quando per superare ostacoli
che sembrano cercare di farti cadere ad ogni attimo
ti aggrappi ai ricordi, anche tristi,
per dimenticare il presente senza senso.

Forse perché quando ho conosciuto Vinadio
mi sentivo completamente appagato negli affetti
un vincitore vero, una spanna sopra gli altri
ho subito capito che il mio cuore
avrebbe sempre lasciato una sua parte
sulle montagne che guardano il paese.

Le voci della vallata, il profumo delle stagioni
la calma delle persone ed il sorriso amico,
sembrano parlare sempre la voce del fiume.
Quante volte ho ascoltato le sponde della Stura
ricordare vicende di una volta
quante volte sono stato muto
senza essere capace di muovermi
sul balcone di casa mia a guardare le montagne
cercando con gli occhi una pace lontana
ed abbeverandomi di nuvole di immensità.

Quante volte ho ringraziato Dio di avere avuto tutto questo
quante volte i miei furori e le mie angosce
sono scivolate via nel fiume che mi parla come un amico.
Quante volte ho desiderato essere un filo d’erba
per poter avere le radici nei prati
e poter bere la rugiada di serenità.
Quante volte ho camminato nel Vallone
fino alla chiesetta degli Alpini
per potermi riposare sotto i pini che la difendono
per poter pregare un attimo, senza affanno.

Certe volte non voglio nemmeno uscire
ma sentire la voce della pioggia
che cerca di parlarmi, prima piano e poi più forte
ed io non riesco a capire le sue parole
e penso che sarei più felice se potessi comprendere
quello che vuole dirmi, senza, in realtà, sapere il perché.

Sarà perché quando passeggio tra le viuzze del paese
che odorano ancora di tempo passato
che mi fanno sentire con il loro silenzio
ancora la voce di chi viveva qui
(ed è una voce che ascolta la tristezza andata
di un tempo che non riesce a fermarsi ed a ricordare),
io immagino di essere sempre stato qui
di aver conosciuto la gente che non ho conosciuto
di sentire i suoi pensieri e di esserle vicino.
Immagino di aver conosciuto bambini
i nonni che soli ora vivono in queste case
abbandonate dal tempo e dai ricordi
e se parlo con qualcuno di loro
non mi rendo conto che il tempo è ormai passato
perché non facciamo che parlare di sogni
che non esistono se non nel fiume, il solo che ricorda.

Qui a Vinadio ho trovato il mio tempo
la dimensione dei miei affetti più grandi
riesco a riempire la mia mente dei momenti che passo
vedo intorno a me la vita di tanti anni fa
sento le voci dei miei bambini contenti perché la scuola è finita
sento le greggi di pecore parlare delle pietre
che hanno conosciuto camminando nella valle,
il tuono che si perde in lontananza,
il Natale che imbianca di dolcezza le montagne.

Sento bruciante il desiderio di riposare per sempre
in questi silenzi ammantati di una serenità che arriva alla mia mente,
sento che tutto il parossismo dei giorni vuoti di dolcezza
potrà essere alleviato, se non dimenticato
in una cornice candida di una giovinezza che ritorna
ed allora sarà bello abbandonarmi ai suoi ricordi
all’ombra delle montagne, cullato dalla voce del fiume
e sentire la mia vita allontanarsi, senza fretta e senza dolore.

Vinadio sotto la neve.

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