Condividi: 116        Dopo tre mesi di assoluto e apprezzato silenzio, questa mattina la sveglia insolente ha di nuovo suonato quando il cielo era ancora scuro e alcune stelle ammiccavano ancora ad un tiepido sole che, timido, tardava a fare capolino, quasi assonnato. E assonnati erano i tanti bambini e ragazzi, ma anche genitori e insegnanti, che hanno […]

Dopo tre mesi di assoluto e apprezzato silenzio, questa mattina la sveglia insolente ha di nuovo suonato quando il cielo era ancora scuro e alcune stelle ammiccavano ancora ad un tiepido sole che, timido, tardava a fare capolino, quasi assonnato. E assonnati erano i tanti bambini e ragazzi, ma anche genitori e insegnanti, che hanno accolto il suono della sveglia con ampi sbadigli e gemiti di insofferenza.
Primo giorno di scuola.
Un bacio della mamma, la colazione sbocconcellata con gli occhi ancora semichiusi, poi l’acqua fresca, il primo sorriso del mattino, i vestiti puliti – forse nuovi –, i capelli finalmente pettinati, e via! Chi con un «Non ho voglia di andare a scuola!», chi con un «Sono felice!», chi con lo zaino nuovo, chi con le scarpe nuove, tutti sono tornati davanti all’edificio che, per altri nove mesi, li ospiterà per la maggior parte della giornata.
Tutti pronti, al suono della campanella, sono entrati correndo, lasciandosi alle spalle tre mesi di giochi mare sole dormite campeggi amici uscite bici corse campi estivi montagna abbronzatura pantaloncini – vacanze.
 
E allora buon anno scolastico a tutti!
 
Ai più piccoli che, avvolti nel loro grembiulino, si sono seduti per la prima volta in un banco di scuola, con una lacrimuccia di nostalgia ed un sorriso per la magia, di un mondo nuovo che li fa sentire grandi.
Ai ragazzini di prima media, un po’ impauriti, un po’ smarriti, ma felici di essere ormai «bimbi grandi» (cit.), di non indossare più quel grembiule ormai stretto, di poter dire «Buongiorno prof!» al posto di «Ciao maestra», di crescere.
Ai ragazzi che la scuola media l’hanno da poco salutata alla fine dell’esame, che stamani hanno varcato la soglia di un istituto superiore, con i brufoli sul viso, i capelli piastrati, lo sguardo fintamente sicuro e spavaldo, e che finalmente «faranno la scuola che hanno scelto», con poche certezze e molte speranze, e con i tanti sogni che solo i quattordicenni possono avere.
A tutti gli altri, ormai esperti conoscitori di quell’edificio, di quell’aula, di quei compagni, di quegli insegnanti, che hanno appena ritrovato e che già non vedono l’ora che sia giugno…
Alle maestre e ai maestri, alle professoresse e ai professori, ai dirigenti e ai collaboratori, perché nel loro lavoro mettano impegno, competenza, disponibilità, umiltà, formazione, rispetto, empatia, accoglienza, coerenza, autorevolezza, delicatezza, e perché si ricordino sempre che il loro lavoro è un servizio a favore di bambini e ragazzi, ma è anche uno strumento meravigliosamente pericoloso (o pericolosamente meraviglioso) per la crescita di quei bambini e ragazzi e che, paradossalmente, pur potendo umanamente sbagliare, non possono permettersi di sbagliare.
Ai genitori, i quali dopo tre mesi di vita insieme H24 devono nuovamente staccarsi – o possono nuovamente liberarsi… – dai figli adorati, che vedono crescere anno dopo anno e velocemente andare incontro al loro futuro, e che con loro devono nascondere le poche certezze e molte speranze, ma che soprattutto devono riuscire a cancellare i propri sogni sui figli, per lasciare spazio ai sogni dei figli.
 
Sì, davvero buon anno scolastico a tutti voi.
Con l’augurio che sia non già il migliore in assoluto, ma almeno migliore di quello passato. E, comunque, da ricordare con gioia.

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