Il DPCM del 24 ottobre ha elevato al 75% la soglia minima di erogazione della didattica digitale integrata. In una nota, il MIUR richiama l'attenzione delle scuole agli alunni con disturbi dell'apprendimento. Facciamo chiarezza.
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Il DPCM del 24 ottobre ha elevato al 75% la soglia minima di erogazione della didattica digitale integrata. In una nota, il MIUR richiama l’attenzione delle scuole agli alunni con disturbi dell’apprendimento. Facciamo chiarezza.

Durante il lockdown della scorsa primavera ho scritto questo articolo, successivamente pubblicato anche su La Vallée e sul sito di Erickson, nel quale spiegavo le numerose e importanti difficoltà che la didattica a distanza stava creando agli alunni con DSA. Problemi che il sistema scolastico, “gettato” improvvisamente e con la forza in una modalità di insegnamento del tutto nuova, alla quale certo non era preparato, non era in grado di risolvere; anzi, mi viene da dire, addirittura non era in grado di non creare, dal momento che la DAD è nata ed è rimasta uguale per tutti, senza alcuna reale personalizzazione per gli studenti con DSA, per i quali l’applicazione del PDP è rimasta, per lo più, lettera morta.

La didattica a distanza, che avrebbe dovuto essere solo più «integrativa», torna invece irrimediabilmente come unica modalità di insegnamento, almeno per le scuole secondarie.

Oggi, nonostante le promesse e le mille parole sprecate sull’importanza della scuola e sull’opportunità di praticare le lezioni in presenza senza più ricorrere alla didattica a distanza — la quale infatti, nel frattempo, è stata rinominata in «didattica digitale integrativa», proprio a significare che avrebbe avuto solo più un carattere di integrazione della didattica principale in presenza —, sulle quali non voglio soffermarmi in quanto non è lo scopo di questo articolo, siamo tornati da capo. Con il DPCM del 24 ottobre alle scuole secondarie di secondo grado è stato imposto di praticare la DDI per almeno il 75% del monte ore complessivo, ma forse già oggi un nuovo decreto sancirà la chiusura di tutte le scuole secondarie, anche quelle di primo grado per le classi seconde e terze.

La nota del MIUR n. 1927/2020 richiama il DM 89/2020 sulla didattica digitale integrativa, il quale contiene importanti indicazioni per gli alunni con DSA e BES.

Pertanto, alla fine, la didattica integrativa torna a essere, purtroppo, l’unica. Con tutte le difficoltà e tutti i problemi che i ragazzi con disturbi dell’apprendimento hanno dovuto affrontare in primavera. Questa volta, però, il MIUR ha voluto avere un occhio di riguardo per gli studenti più fragili. Nella Nota n. 1927 del 25 ottobre 2020, dal titolo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 24 ottobre 2020. Indicazioni attuative, si legge infatti:

Particolare attenzione, nell’attuazione della misura, va posta agli alunni con disabilità, con disturbi specifici dell’apprendimento ed altri bisogni educativi speciali. In tal senso, si ricorda che vanno applicate puntualmente le indicazioni contenute nel Decreto del Ministro dell’istruzione 7 agosto 2020 n. 89 e nell’Ordinanza del Ministro dell’istruzione 9 ottobre 2020, n. 134.

Occorre, quindi, mettere mano al DM n. 89 del 7 agosto 2020 (l’Ordinanza riguarda invece gli studenti con gravi patologie e non ci interessa qui), dal titolo Adozione delle Linee guida sulla Didattica digitale integrata, di cui al Decreto del Ministro dell’Istruzione 26 giugno 2020, n. 39, per capire quali siano le indicazioni da applicare. A pagina 3, nel paragrafo Gli obiettivi da perseguire, leggiamo:

Va posta attenzione agli alunni più fragili. […] Nei casi in cui la fragilità investa condizioni emotive o socio culturali, ancor più nei casi di alunni con disabilità, si suggerisce che sia privilegiata la frequenza scolastica in presenza, prevedendo l’inserimento in turnazioni che contemplino alternanza tra presenza e distanza solo d’intesa con le famiglie.

È allora evidente che anche il Ministero riconosce, quanto meno per gli studenti con particolari fragilità — e i disturbi dell’apprendimento lo sono senza alcun dubbio —, l’opportunità della didattica in presenza, circostanza che finora è invece un po’ passata “sotto silenzio”. È altrettanto evidente, però, che in condizione di lockdown generale tale modalità non sia in alcun modo possibile. A pagina 7 del DM, nel paragrafo Alunni con bisogni educativi speciali, leggiamo allora (i corsivi sono miei):

È sempre da privilegiare la didattica in presenza. Quando non sia possibile, gli insegnanti devono concordare con gli alunni con DSA il carico di lavoro giornaliero e consentire loro di registrare le videolezioni.

Particolare attenzione va dedicata alla presenza di alunni in possesso di diagnosi rilasciata ai sensi della Legge 170/2010 e di alunni non certificati, ma riconosciuti con Bisogni educativi speciali dal team docenti e dal consiglio di classe, per i quali si fa riferimento ai rispettivi Piani Didattici Personalizzati. Per questi alunni è quanto mai necessario che il team docenti o il consiglio di classe concordino il carico di lavoro giornaliero da assegnare e garantiscano la possibilità di registrare e riascoltare le lezioni, essendo note le difficoltà nella gestione dei materiali didattici ordinari nel rispetto della richiamata disciplina di settore e delle indicazioni fornite dal Garante.

Questa indicazione riveste un’importanza enorme per gli studenti con DSA. Significa che gli insegnanti devono compiere un passo ulteriore rispetto alla semplice applicazione del PDP; significa che, oltre a continuare a garantire gli strumenti compensativi e le misure dispensative già adottate normalmente in presenza, devono anche concordare il carico giornaliero di attività da far svolgere a questi alunni. E devono inoltre — cosa che finora non è mai stata concessa — consentire ai ragazzi di registrare le videolezioni, così da poterle riascoltare più volte.

Ma c’è di più: esattamente come ho scritto nel mio precedente articolo citato all’inizio, il Ministero riconosce che gli strumenti tecnologici possono costituire un ulteriore ostacolo e non un aiuto come si tende ad affermare:

Gli alunni con DSA non sono automaticamente super-competenti nell’uso delle tecnologie, che spesso invece rappresentano un grosso ostacolo. Il DM invita i docenti a verificare con le famiglie le singole situazioni.

L’eventuale coinvolgimento degli alunni in parola in attività di DDI complementare dovrà essere attentamente valutato, assieme alle famiglie, verificando che l’utilizzo degli strumenti tecnologici costituisca per essi un reale e concreto beneficio in termini di efficacia della didattica. Le decisioni assunte dovranno essere riportate nel PDP.

Un passaggio fondamentale, che finalmente sancisce la non automatica super-competenza degli alunni con DSA nell’uso della tecnologia, fino a oggi “sbandierata” da molti docenti come giustificazione all’assegnazione di carichi di lavoro e verifiche pari a quelli della classe e, comunque, non adeguati a ragazzi con disturbi dell’apprendimento, appunto nell’errata convinzione che «tanto loro sono già bravi con il computer».

Al di là di queste parti specifiche per gli alunni con DSA, vi invito a leggere tutto il decreto sulla didattica digitale integrata, il quale contiene spunti e indicazioni davvero interessanti, che tuttavia molti insegnanti non hanno finora tenuto in considerazione. Va d’altra parte detto anche che tantissimi docenti sono riusciti e stanno riuscendo a farsi carico degli studenti con disturbi dell’apprendimento anche in DDI, cercando il più possibile di adeguare la didattica ai loro bisogni, anche solo concordando con loro compiti semplificati o ridotti, interrogazioni programmate, uso di mappe e tabelle; e preparando verifiche differenziate come previsto dal PDP.

Poiché la didattica a distanza, purtroppo, caratterizzerà ancora molta parte di questo anno scolastico, è tuttavia fondamentale che tutti gli insegnanti seguano alla lettera le indicazioni ministeriali, adeguando davvero la didattica ai ragazzi con DSA, specie quelli al primo anno di un nuovo ciclo scolastico, in particolare della scuola secondaria di primo grado.

Come sempre, concludo con un invito ai genitori: in caso di problemi dovuti alla mancata o errata applicazione del PDP da parte di alcuni insegnanti, fate valere i diritti dei vostri figli, confrontandovi chiaramente e fermamente con i docenti. Adesso, avete in mano anche queste indicazioni ministeriali, che gli insegnanti devono conoscere e applicare. E se serve, lo sapete, io ci sono!

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