Un maestro di sci mi insegnò a distinguere, in primavera e in alta Montagna, l'odore dell'aria che arriva dal Mare. Dal Mare, sì.

 

 

La volta scorsa parlavamo di spalloni, bracconieri, cacciatori, pescatori… ma dovrei aggiungere – e lo faccio – ex-partigiani, allevatori, maestri di sci, uomini geniali nel nome e nei comportamenti, alpinisti, minatori: insomma una galleria di persone – non di personaggi – che ho potuto conoscere, frequentare, apprezzare.

Un maestro di sci mi insegnò a distinguere, in primavera e in alta Montagna, l'odore dell'aria che arriva dal Mare. Dal Mare, sì.

L'aria che arriva dal mare si sente anche qua, sulle nostre montagne e non c'è nulla di strano, a ben pensarci. Nei giorni scorsi non abbiamo forse avuto il fenomeno della neve rossa, perché appesantita dalla sabbia nordafricana? E se una roba così pesante, come la sabbia, arriva fin qui, cosa pensate che ci impieghi, a fare la stessa strada, una roba leggera come un profumo?

Dal giorno in cui quel Vecchio Uomo pieno di Esperienza m'insegnò a "sentire" il Mare in Montagna, la mia vita cambiò. In meglio.

Perché i profumi e gli odori accompagnano costantemente la nostra esistenza, possono renderla migliore, possono aiutarci a sventare un pericolo o addirittura una tragedia, o magari – più semplicemente – una situazione spiacevole. Possono anche, e questo è il bello, consentirci di ricordare le persone e le cose buone, affascinanti… le esperienze che ci hanno riempito la vita stessa.

La sciolina, stesa a caldo sulle solette degli sci, è sostanzialmente una paraffina ed ha lo stesso odore di quella, liquida, che si versa sulla marmellata per conservarla. Gli sci e la marmellata! Roba da matti?

No, roba da umani.

Oggi, naturalmente, il Vecchio Uomo pieno di esperienza non c'è più… o quanto meno non appartiene più a questa nostra dimensione. Anni fa "ha posato lo zaino a terra ed è andato avanti", come dicono gli Alpini con un'espressione poetica che mi ha sempre toccato il cuore. Ma il ricordo di quell'uomo, e del suo insegnamento, no, non mi ha abbandonato.

L'ho tenuto anzi ben vivo in me e l'ho trasmesso a mia figlia: le ho insegnato a sentire il Mare in Montagna e chissà che anche lei, un giorno, non si possa trovare a poter insegnarlo a qualcuno.

Quel Vecchio Uomo naturalmente aveva un nome: Delfino, detto Delfi. Non vi stupite: erano anni in cui i genitori chiamavano spesso i figli con nomi improbabili: Alcide, Palmiro, Indro… in fondo Delfino non è poi nemmeno così strano.

Delfi era stato partigiano, durante la guerra, anzi era il capo dei partigiani della sua vallata e questo gli aveva fruttato un prestigio meritato e notevole. Era una persona pacifica, sensibile e completamente integrata all'ambiente montano. Aveva un rapporto speciale con quelle che considerava le sue Montagne e le sue piste da sci. Era un uomo pacifico e sensibile che aveva dovuto imbracciare le armi per necessità… e chissà quanto gli era costato.

Come tutti quelli scampati all'immensa carneficina della seconda guerra mondiale, non parlava mai – e comunque mai volentieri – dei suoi trascorsi "marziali".

Era un uomo pacifico, sensibile e mi insegnò in qual modo dipingere la vita con un colore nuovo… e come si potrebbe mai scordare una persona di quel calibro?

Ecco che possiamo cominciare a trarre qualche piccola verità da queste piccole storie: non dimentichiamo. Mai. Né il bello né il brutto.

Dasvidania!

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