Che il Giro d’Italia sarebbe passato da Aosta domenica scorsa, diciamo che era abbastanza noto a tutti.
Lungo quali strade sarebbe passato, diciamo che tutti avrebbero potuto saperlo senza tanta difficoltà, leggendo i giornali locali o uno dei milioni di siti web sull’argomento.
Che le strade sulle quali il Giro sarebbe transitato venissero chiuse al traffico, diciamo che lo avrebbero immaginato anche i bambini di scuola dell’infanzia.
Lui no.
Lui non sapeva, non era informato, non immaginava.
Lui — tra i 40 e i 50, difficile dirlo: io ero lontano e lui aveva il casco — arriva bel bello in Chemin de Voison, convinto di entrare in Via Paravera. Chiusa al traffico, perché da lì a meno di mezz’ora sarebbe passato il Giro, proveniente da Pila e diretto in corso Battaglione.
Lui ferma il suo ciclomotore davanti al nastro biancorosso.
Lui si rivolge all’agente di Polizia locale che, in piedi ormai da ore, vigila sulla sicurezza del Giro e delle molte persone che passano da lì.
Lui urla contro questo agente: «TUTTE LE STRADE SONO CHIUSE!! E IO DOVE C***O PASSO? MA PERCHÉ NON METTETE DEI CARTELLI?»
Io sono lì, sento tutto.
Penso che, io, mai nella mia vita quasi cinquantennale avrei anche solo immaginato di inveire contro un agente di Polizia.
Penso che lui è un grande maleducato, oltre che un grande ignorante.
Penso che adesso l’agente di Polizia locale gli risponde a tono, facendogli notare contro chi sta urlando.
Invece, l’agente di Polizia locale — in piedi lì da ore, e fa caldo, e c’è un vento fastidioso, e c’è il Giro in arrivo, e c’è la radio che gli parla ogni due per tre, e c’è la gente che passa e non si sposta, e lui è da solo in tutto questo —, l’agente di Polizia locale dicevo, guarda quello da lontano, neppure lo degna di un passo verso di lui.
E gli dice: «Buona giornata anche a lei».
Contro la maleducazione vince, sempre, l’intelligenza.
Un plauso a te, agente di Polizia locale: ce ne fossero tanti così!
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