Sulla mailing list dell’Associazione Italiana Dislessia ho ricevuto questa mail, che – come da specifica richiesta di chi l’ha scritta – pubblico qui integralmente, rimandando al sito dell’associazione per maggiori approfondimenti.
Caro amico, cara amica,
nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una campagna stampa che considera i disturbi di apprendimento tra gli studenti italiani un problema di medicalizzazione della scuola e un prodotto di false diagnosi.
Per prendere le distanze da questi articoli e servizi giornalistici, che rischiano di generare confusione e disinformazione in merito ai DSA, AID ha voluto ribadire quanto finora dimostrato dalla ricerca scientifica, con una nota ufficiale pubblicata sul sito nazionale e diffusa alle redazioni delle testate interessate.
In questo testo, Giuseppe Aquino, formatore tecnico AID e membro della Commissione Esecutiva del nuovo progetto di produzione di Linee Guida sui DSA, ci ricorda alcuni punti fondamentali:
- La diagnosi di dislessia in Italia viene eseguita alla luce delle raccomandazioni cliniche fornite dalle Conferenze di Consenso (2007, 2010, 2011).
- La diagnosi, quindi, viene effettuata da un team multiprofessionale (NPI, psicologo, logopedista) secondo precisi criteri diagnostici e, per evitare la rilevazione di falsi positivi, prevede l’utilizzo di test standardizzati, sia per misurare l’intelligenza generale, che l’abilità specifica.
- La definizione della diagnosi avviene in una fase successiva all’inizio del processo di apprendimento scolastico. È necessario, infatti, che sia terminato il normale processo di insegnamento delle abilità di lettura e scrittura (fine della seconda primaria) e di calcolo (fine della terza primaria)” (C.C. I.S.S., 2010).
- Per una maggiore certezza diagnostica e per evitare il pericolo che la diagnosi possa essere inutilmente inflazionata, le raccomandazioni cliniche delle Consensus Conference hanno stabilito soglie più rigide rispetto ad altri paesi per poter considerare deficitaria una prestazione.
Pertanto, se la diagnosi viene eseguita secondo i criteri suddetti, non può esserci il rischio di diagnosi facili.
In questi giorni si è inoltre parlato di “boom di diagnosi”. Sicuramente il numero di alunni con certificazione di Disturbi Specifici di Apprendimento è in significativo incremento.
Tra gli anni scolastici 2010/11 e 2015/2016, le certificazioni sono cresciute, ma questo accade anche perché dopo la legge 170/2010, la scuola ha un ruolo determinante nella presa in carico degli alunni con DSA e ad essa sono state richieste competenze organizzative, metodologiche, didattiche e valutative che hanno portato ad una maggiore attenzione nei confronti degli alunni con difficoltà di apprendimento.
In ogni caso la percentuale degli alunni con diagnosi di DSA nella scuola italiana, come risulta dalle ultime statistiche ufficiali del MIUR (AS 2015/2016), si attesta intorno al 3% dell’intera popolazione scolastica, in linea con i dati delle principali indagini epidemiologiche (così come riportato dai dati scientifici nazionali e dalle Linee Guida pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità).
Nella speranza che questi articoli possano contribuire a fare chiarezza sul tema delle diagnosi, ti chiediamo di diffondere questa comunicazione fra i tuoi contatti, per aiutarci a promuovere una informazione sempre più chiara e corretta sui disturbi specifici dell’apprendimento.
Ringraziandoti per la collaborazione, ti mandiamo i nostri migliori saluti.
La segreteria nazionale AID
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