Condividi:          Vi sarete chiesti perché tanto entusiasmo da parte mia per Linux. In fondo, si tratta pur sempre di un sistema operativo sconosciuto ai più, non installato di default sui computer che si acquistano nei negozi – a parte qualche raro caso che però si trova solo online –, idealmente neppure associato dalla gente comune ad […]

Vi sarete chiesti perché tanto entusiasmo da parte mia per Linux. In fondo, si tratta pur sempre di un sistema operativo sconosciuto ai più, non installato di default sui computer che si acquistano nei negozi – a parte qualche raro caso che però si trova solo online –, idealmente neppure associato dalla gente comune ad un computer come lo sono invece Windows e MacOS (acquisto un PC = ci trovo Windows; acquisto un Mac = ci trovo MacOS; dunque Linux dove sta?). In fondo, si tratta di un sistema creato per gioco da uno studente universitario, non del prodotto di una grande e famosa software house. In fondo, si tratta di un sistema per il quale non esistono i programmi più famosi, che tutti conoscono e utilizzano (cito a caso: Word ed Excel, Publisher, PhotoShop e Premiere, iTunes), ma neppure quelli più specifici e professionali (la settimana scorsa ero dal mio dentista, mi ha fatto una TAC e il software di controllo girava sotto Windows 10 su un iMac: boh!); un sistema sul quale non è possibile far girare i giochi più gettonati. In fondo, si tratta di un sistema operativo che serve solo a pochi appassionati nerd per “farsi vedere” dimostrando doti informatiche particolari, o di cui parlare durante eventi per pochi intimi.
Sarà. Intanto, però, anche se i più lo ignorano, Linux è installato su un numero sempre crescente di server in tutto il mondo, tra i quali quelli dei motori di ricerca, dei servizi online più importanti, di banche, di organizzazioni private, di enti pubblici, di governi; ed è installato su tutti gli smartphone Android che stanno nelle nostre tasche (e già: Android altro non è che una versione particolare di Linux!), in un’infinità di dispositivi elettronici di uso quotidiano, e anche – evviva! – sui computer magari un po’ obsoleti di molte scuole e associazioni no profit. Intanto, oltre ad essere un sistema operativo, è una filosofia: quella dell’open source, del software libero modificabile da tutti e disponibile per tutti, senza costi, senza licenze stringenti, liberamente distribuibile, utilizzabile, manipolabile, al quale lavorano con passione migliaia di sviluppatori, programmatori, semplici appassionati di tutto il mondo, in un’ottica globale di collaborazione, condivisione e diffusione della conoscenza e delle competenze. Intanto, anche se creato per gioco, oggi vanta centinaia di versioni diverse, ognuna con particolarità proprie, per rispondere alle esigenze più diverse, anche molto specifiche (come quelle dei centri di ricerca ad esempio). Intanto, su Linux sono liberamente installabili e utilizzabili senza alcun costo aggiuntivo decine di migliaia di programmi analogamente open source, che coprono tutte le categorie esistenti al mondo, di qualità non solo pari ma spesso superiore a quella dei software a pagamento: dai programmi per ufficio alla grafica di alto livello, dalla navigazione internet alla posta elettronica, dall’elaborazione di pubblicazioni alla creazione di siti, dalla musica alla produzione video, dalla fotografia alla programmazione, dalla gestione di database ai CMS… non aggiungo altro: ho detto «tutte» le categorie esistenti. Intanto, Linux è configurabile e personalizzabile in tutto, dal kernel al desktop manager, dalla grafica alle funzionalità, cosa che Windows e MacOS si sognano.
Ma, pìù che tutto, Linux funziona. Funziona su ogni computer, dai più recenti e performanti ai più vecchi dimenticati in cantina, dai fissi ai portatili ai netbook, dai server ai desktop. Funziona sempre, senza (praticamente) mai bloccarsi, senza richiedere riavvii dopo l’installazione di nuovi programmi, senza scomporsi se il disco su cui è installato viene spostato e avviato su una macchina diversa, senza lasciarci a piedi nei compiti più importanti, senza andare in tilt a causa di un virus. Funziona anche perché c’è ampia scelta e ciascuno può scegliere in base alle necessità. Vogliamo un sistema sempre aggiornato e con le ultime versioni dei software disponibili? Ci sono le rolling release come Debian Sid, Manjaro, Arch, Gentoo, Sabajon. Vogliamo un sistema stabile ma aggiornato periodicamente e facile da usare? Ci sono Ubuntu (e le sue decine di varianti), Mint, openSuse e centinaia di altre. Vogliamo un sistema mission-critical per un server o una workstation, magari non aggiornato di continuo ma sicuro e stabile? Ci sono Debian Stable e Fedora.
Insomma, poiché mille parole non valgono un’esperienza diretta, semplicemente vi invito a scaricare una distribuzione di Linux e provarla sul vostro computer: ad esempio Mint, che è quella che uso io, e che si può provare da DVD senza necessariamente installarla. Credo che non ne rimarrete indifferenti.

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