DA MOLTI anni, oltre a fare del mio meglio per offrire un sostegno concreto a bambini e ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento lavorando con loro in studio, mi batto al fianco dei genitori per il rispetto, da parte degli insegnanti, dei sacrosanti diritti garantiti dalla legge 170/2010.
Negli ultimi due-tre di questi molti anni mi sono purtroppo reso conto — e spesso ne ho scritto qui sul mio blog — che sempre più insegnanti negano le difficoltà dei loro alunni certificati, non rispettano i PDP (che peraltro essi stessi compilano), impediscono l’uso degli strumenti compensativi, non concedono le misure dispensative. Perché poco conoscono o ignorano del tutto i disturbi dell’apprendimento; perché si arroccano su posizioni di inutile quanto sciocca presunzione di verità assoluta; perché non hanno la minima consapevolezza di che cosa voglia dire — davvero — essere insegnanti.
Con la conseguenza che i ragazzi con DSA, in particolare quelli che frequentano la scuola secondaria di secondo grado — i quali vivono le proprie difficoltà nel turbinio dell’adolescenza —, sperimentano un’immeritata fatica nel percorso scolastico, si sentono umiliati e incompresi, perdono autostima e motivazione, e spesso cambiano scuola, quando proprio non abbandonano gli studi.
Ho dunque letto con molto piacere la lettera aperta scritta da Antonella Trentin, vicepresidente dell’Associazione Italiana Dislessia, che riassume quanto io da tempo dico e scrivo ogni qualvolta ne ho l’occasione.
Vi invito a leggerla per intero, e poi a scrivere nei commenti il vostro punto di vista. La trovate qui:
Fonte dell’articolo e immagine di copertina: Associazione Italiana Dislessia, https://www.aiditalia.org.
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