Ormai da molti anni l’Associazione Italiana Dislessia organizza la Settimana Nazionale della Dislessia: nel mese di ottobre, in quasi tutte le sezioni territoriali si svolgono eventi, manifestazioni, incontri che hanno l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema, diverso ogni anno ma comunque legato al mondo dei disturbi dell’apprendimento.
Quest’anno, a causa delle tristemente note norme per il contenimento della diffusione del Coronavirus, la Settimana Nazionale — dedicata al decimo “compleanno” della legge 170/2010 sui DSA — si è svolta esclusivamente online: i numerosi eventi — testimonianze, interviste, racconti… — sono stati registrati o trasmessi in streaming e la maggior parte di essi è disponibile sul sito nazionale dell’associazione.
In particolare, sabato 10 ottobre, dalle 9 alle 13, si è tenuto il convegno nazionale, dal titolo 10 Anni dalla Legge 170/2010: tra luci, ombre e prospettive future. Personaggi di spicco della politica, della sanità, della scuola si sono avvicendati e confrontati in una serie di tavole rotonde virtuali, ripercorrendo la storia, rileggendo la situazione attuale e analizzando le prospettive future della legge, non più giovane ma ancora fin troppo sconosciuta o misconosciuta.
In questo articolo vorrei condividere con i miei lettori i passaggi secondo me più significativi e le riflessioni più interessanti del convegno. A partire dallo slogan della Settimana Nazionale, ricordato dal presidente Sergio Messina: «DSA = Distanze Solo Apparenti». E ricordandoci che la legge 170 «è tuttora considerata una delle migliori leggi sui DSA a livello europeo».
Il passato: come è nata la legge 170
La prima tavola rotonda, moderata da Giacomo Stella, già professore di psicologia clinica all’Università di Modena e Reggio Emilia, fondatore dell’AID, si è focalizzata sulla storia della legge. Sono intervenuti Vittoria Franco, ex senatrice, firmataria della legge 170, Franco Asciutti, ex senatore, firmatario della legge 170, ed Enrico Ghidoni, neurologo, vicepresidente del comitato DSA e Lavoro dell’AID.
La legge 170/2010 si proponeva come una normativa in grado di produrre una vera riforma della scuola, intervenendo con forza sul riconoscimento dei disturbi dell’apprendimento e su un modo nuovo di fare didattica, con il coinvolgimento degli insegnanti di tutti gli ordini scolastici.
Invece, secondo Stella, è stata vissuta dai docenti come una vessazione, qualcosa di imposto dall’alto per limitare i loro diritti, con la conseguenza che la parte realizzata di meno è stata proprio la didattica, il cui cambiamento non c’è stato.
Uno dei motivi è che si trattava di un cambiamento di cultura, che richiedeva quindi — e richiede tuttora — uno sforzo personale molto più profondo. Tant’è che, ad esempio, ancora oggi le misure compensative e dispensative previste dai PDP vengono considerate facilitazioni per gli alunni con DSA, anziché l’unico modo che questi ragazzi hanno per essere alla pari con i compagni.
A tal proposito, è stato posto un interrogativo piuttosto provocatorio. Poiché rimane una questione “scottante” quella dell’applicazione del PDP, dal momento che ancora troppi insegnanti si ostinano a non concedere agli alunni DSA gli strumenti e le misure in esso previste, e poiché la legge 170 non prevede sanzioni in caso di mancata applicazione, ci si è chiesto se non sarebbe opportuno prevedere sanzioni per i docenti che si comportano in tal modo.
I relatori si sono detti contrari alle sanzioni: in alcuni Paesi europei esse sono previste, ma il risultato — del tutto opinabile — è che gli insegnanti, per evitarle, preferiscono ricorrere al «6 politico», rendendo quindi vano ogni intento educativo della scuola. È fondamentale invece insistere sulla formazione degli insegnanti, perché «il cambiamento culturale avviene nelle singole teste».
Laddove i docenti non applichino correttamente il PDP, le famiglie hanno il diritto di rivolgersi al referente scolastico per i DSA/BES, il quale per primo ha il dovere di farsi carico del problema. Se neppure questa strada si rivela efficace, i genitori devono sicuramente chiamare in causa il dirigente scolastico: è lui che ha la completa responsabilità di tutto quanto accade a scuola, compreso il modo di fare didattica degli insegnanti.
Indubbiamente, come tutte le leggi, ancorché fatta bene, anche la 170 presenta limiti e lacune. Questi i principali, secondo Ghidoni:
- è limitata all’ambito scolastico, non contiene norme sui concorsi pubblici;
- presenta lacune anche rispetto agli esami di abilitazione per le professioni;
- lascia irrisolto il problema del conseguimento della patente di guida;
- non dice nulla sugli aspetti sanitari, con conseguenti problemi per la diagnosi di soggetti adulti.
Il presente: la 170/2010 e la scuola
La seconda tavola rotonda è stata moderata da Antonella Trentin, vice presidente dell’AID, e ha avuto come relatori Laura Pazienti, dirigente tecnico del dipartimento istruzione e formazione del Ministero dell’Istruzione, Antonello Giannelli, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Presidi, e Dario Ianes, docente ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale all’Università di Bolzano e co-fondatore della Erickson.
Poiché la legge 170 si riproponeva di modificare in maniera sostanziale la didattica in favore degli alunni con DSA, gli insegnanti hanno dovuto riflettere sul proprio modo di insegnare e sugli stili di apprendimento dei ragazzi. Per questo, secondo Antonella Trentin, ha lanciato ai docenti una grande sfida sul piano didattico, non sempre però accolta.
Secondo Laura Pazienti, il punto di forza della legge è aver indotto negli insegnanti l’acquisizione di consapevolezza sui DSA; il suo punto di debolezza è di averla indotta solo in parte. È assolutamente necessaria la formazione per gli insegnanti, specie sulla normativa, che ancora oggi è davvero poco conosciuta.
La famiglia e la scuola devono comunicare per trovare lo stile di apprendimento migliore per ciascun ragazzo, dal momento che i DSA sono diversi e non è possibile pretendere di trovare una linea comune per tutti. È anche molto utile lavorare sull’autostima e sull’ansia. A tal proposito, si è detto che, invece di valorizzare i punti di forza di un alunno, alcuni insegnanti tendono a metterne in luce i limiti e le difficoltà.
Secondo Dario Ianes, la legge 170 ha portato l’attenzione degli insegnanti su due temi. Il primo è che si può apprendere in maniere differenti, tutte ugualmente efficaci se producono le conoscenze richieste. Ed è per questo motivo che le case editrici, in questi anni, hanno creato materiali didattici diversi e “altri” rispetto al classico libro di testo.
Il secondo tema è che gli alunni con DSA hanno a disposizione strumenti compensativi che li aiutano a ricordare le conoscenze che, da soli, non riuscirebbero a studiare. Pertanto, non ha senso per questi ragazzi una valutazione sulle conoscenze, le quali sono appunto disponibili negli strumenti usati (mappe concettuali, tabelle, schemi…); occorre invece passare a valutare le competenze, cioè la capacità degli alunni con DSA di collegare le conoscenze, spiegarle, farne esempi concreti e così via.
Infine, una riflessione sulla didattica a distanza. «La DAD — ha chiosato Ianes — ci ha insegnato che non è importante la distanza fisica, ma la distanza emotiva, intellettuale: è qui che si vede la capacità degli insegnanti di coinvolgere comunque gli alunni, anche se non si è nello stesso luogo».
Il futuro: nuove frontiere della 170
L’ultima tavola rotonda virtuale ha avuto come moderatore Gabriele Cordovani, dottore in psicologia clinica, responsabile nazionale del Gruppo Giovani AID; sono intervenuti Anna Rossomando, vice presidente del Senato, Andrea Novelli, consigliere del Direttivo AID, e Alessandro Pepino, docente e delegato del rettore per la disabilità e i DSA presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
La senatrice Anna Rossomando si occupa della parte relativa all’inserimento lavorativo e ha avanzato una proposta di modifica alla legge per introdurre strumenti compensativi e tempi supplementari nei concorsi.
Andrea Novelli ha messo in luce le difficoltà che i giovani con DSA incontrano nel conseguire la patente di guida. Il problema maggiore è che per poter sostenere l’esame di teoria con supporti audio serve un certificato rilasciato da un neuropsichiatra; sappiamo però che solo i neuropsichiatri infantili rilasciano diagnosi, che però non sono ritenute valide. L’AID ha quindi avanzato alcune richieste al Ministero dei Trasporti, tra cui il riconoscimento ai fini dell’esame anche di diagnosi rilasciate da psicologi, la concessione di tempo aggiuntivo durante la prova di teoria, la formazione degli esaminatori sui disturbi dell’apprendimento.
Si è trattato quindi di un convegno di alto livello e di notevole interesse per tutti noi coinvolti nel mondo dei disturbi dell’apprendimento. Un convegno che ha dimostrato come, a dieci anni dalla promulgazione della legge 170, molto è stato fatto, ma la strada da percorrere è ancora piuttosto lunga.
È possibile vedere e scaricare il video completo del convegno a questo link.
Ancora nessun commento