Era bella, la passerella: scavalcava in scioltezza i binari ferroviari e ti proiettava al di là o al di qua degli stessi... Quindi o in piazza della Stazione (alias piazza Manzetti) o, all'opposto, quasi davanti alla portineria, anzi ad una delle portinerie, dello stabilimento Cogne. Era utilizzata (la passerella, non la Cogne) da passeggeri qualsiasi, da lavoratori della Cogne medesima, ma anche dagli sciatori che arrivavano in treno ad Aosta e che, proprio grazie alla passerella, potevano raggiungere agevolmente la stazione di partenza dell'ovovia per Pila. Allora si chiamava ovovia, non cabinovia... E questo fa la differenza.
Altra differenza notevole, con l'oggi, è che per accedere alla passerella bisognava salire, quindi ci si elevava verso il cielo, per dirlo un po' poeticamente. Adesso invece per accedere allo squallido sottopassaggio che ha sostituito la passerella gloriosa, bisogna scendere, quindi non ci si eleva ma ci si abbassa verso gli inferi (esagerato)... E pure questo fa la differenza.
Non so per quali ragioni la Gloriosa Passerella sia stata smontata e rimossa: immagino sia per i soliti "motivi di sicurezza", il mantra odierno con cui si giustificano ed accomunano trovate intelligenti e fesserie colossali. Indovinate a quale delle due categorie appartiene la rimozione della Passerella...
Ignoro, allo stesso modo, per quali reali motivi siano stati eliminati, negli anni, o siano in via di eliminazione: l) il palazzetto del CONI che sorgeva di fronte all'Ospedale Mauriziano (io lo chiamo ancora così), 2) la caserma Testafochi (o Testa Fochi, le grafie non sono concordi), 3) il Palazzo dell'Assistenziale, detto anche CRAL Cogne, che per decenni ha ospitato le attività ricreative di praticamente tutti gli aostani, ivi compreso il Coro del CRAL che, coi suoi ottanta e più anni di vita, è il coro più antico della Valle d'Aosta.
Sono tutti edifici che, oltre a quello pratico, possedevano e posseggono anche un valore simbolico: quello di aver partecipato alla costruzione della storia di Aosta e della Vallée tutta. Erano luoghi fisici ma anche luoghi dell'anima, come si dice oggi, costituivano una parte sostanziale e sostanziosa della nostra vita e dei nostri ricordi... di solito quelli belli. Averli cancellati è una delle peggiori colpe che imputo a noi tutti: a quelli che hanno guidato l'assalto alla memoria e a quelli che lo hanno subito senza discutere, perché oggi il dissenso non è ammesso mai e per nessun motivo. Pena la scomunica sociale in nome di uno o più dei dogmi oggi in voga: sicurezza, abbattimento dei costi, inclusione, pari opportunità e via celiando... Però ACHTUNG! Herman è un laudator temporis acti ma non è un fesso e nemmeno un "indifferente". La sicurezza, il problema dei costi ecc. non sono stupidaggini: lo diventano quando vengono (im)posti appunto come verità dogmatiche. Allora diventano gusci vuoti o, se preferite la versione evangelica, sepolcri imbiancati.
Quindi?
Niente.
Nessuno può darci indietro la Vecchia Aosta, quella in cui si arrivava in macchina in piazza Chanoux (dove stazionavano anche le corriere per le vallate laterali) e nessuno potrà restituirci il Palazzetto del CONI o la Testafochi nella sua interezza. Nessuno.
Ma tutti possiamo avere ben presente che progresso e civiltà non sempre coincidono e che in questi ultimi quattro decenni sono stati realizzati tanti miglioramenti, nella nostra Città, ma anche tante fesserie formidabili. Che la Storia ci dia la saggezza di distinguere i primi dalle seconde... e la forza per rafforzare gli uni e cancellare le altre.
Dasvidania!
Ancora nessun commento