La maggior parte delle vittime di questa pandemia sono stati uomini e donne morti per causa o per concausa dell’infezione da virus. Le vittime dirette.
Poi ci sono state e ci sono ancora le tante, tantissime vittime che io chiamo “indirette”: i lavoratori messi in cassa integrazione, quelli che hanno perso il lavoro, le aziende in crisi, le attività chiuse da mesi e che non sanno se e quando riapriranno.
E quelle che non riapriranno più.
Nel giro di due settimane, ad Aosta hanno deciso di chiudere per sempre due locali storici; di quelli che, oltre a rappresentare un punto di riferimento per la gente di qui, erano anche simboli della città, pietre miliari della sua storia, ricordi indelebili nella mente di tutti.
Parlo del Café du Velo e della Trattoria degli Artisti.
Non ci sono più.
Il primo era diventato meta privilegiata – se non unica, negli ultimi anni – della “movida” aostana, specie del venerdì sera. Giovani e meno giovani ne riempivano la non grande sala e ne occupavano il déhor ben oltre i suoi confini reali. Ad ascoltare musica, a bere qualcosa, a chiacchierare. A stare insieme, a fare gruppo.
La seconda aveva avuto l’onore, nel corso di tanti anni di attività, di accogliere personaggi di spicco del mondo dello spettacolo a livello internazionale: attori, cantanti, musicisti. Ottima cucina, clima familiare, calore e simpatia. Ingredienti importanti dentro e fuori dai piatti.
Per entrambi, il problema non è – o non è prevalentemente – economico. I proprietari dell’uno e dell’altra non hanno dato colpe ai mancati guadagni, agli aiuti dello Stato assenti o ad altre cose così.
Hanno detto, semplicemente, che non avrebbero potuto continuare con le direttive anticontagio. Due locali che del fare gruppo, dello stare insieme hanno sempre fatto il loro biglietto da visita, la loro carta vincente, non avrebbero potuto ridurre i posti disponibili – che nel caso della Trattoria degli Artisti sarebbero diventati sette tavoli… – e, soprattutto, non avrebbero potuto impedire di stare vicini.
Il gruppo era la loro forza.
Il gruppo è diventato la loro condanna.
Senza forza, non si può andare avanti. E così, non ci saranno più.
Vittime indirette.
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