Da almeno sette anni la distribuzione Linux che gira su tutti i miei computer è Mint, fatta eccezione soltanto per il server di casa, dove è installata Debian. Mint è una distro Linux davvero ben fatta, e non è un caso se al momento è la seconda per numero di scaricamenti nella classifica di DistroWatch: basata su Ubuntu, riesce nel pur difficile intento di migliorarla aggiungendovi, oltre a temi ed elementi grafici davvero eleganti, un supporto hardware e multimediale completo – grazie all’inclusione di default di driver e codec proprietari – e diverse utilità di gestione. Non meno importante, Mint si basa sulle versioni LTS di Ubuntu, quelle cioè con supporto quinquennale.
Pur avendo il team di Mint di fatto “inventato” il desktop environment Cinnamon – moderno, elegante ed estremamente funzionale –, che è quello di default, fino a pochi mesi fa era distribuita in quattro versioni: appunto Cinnamon, poi MATE, Xfce e KDE. Proprio quest’ultima è quella che ho sempre usato io, profondo amante di questo DE per la sua bellezza, la sua completezza, la sua estrema personalizzazione, la sua facilità d’uso, l’enorme quantità di programmi inclusi.
Ebbene, a partire dall’attuale release 19, il team di Mint ha deciso di abbandonare la versione con il desktop KDE, per concentrarsi unicamente sugli altri tre. Questa notizia ha lasciato molto deluso me come tanti altri utenti. È ben vero che resta possibile scaricare una delle altre versioni – per questo scopo meglio quella con Xfce, più leggera – e poi installare KDE con tutti i pacchetti collegati. Ma è anche vero che il risultato è una distribuzione “sporca”, che resta comunque zeppa di binari, librerie e dipendenze legate alla versione di partenza.
Dunque sto seriamente valutando di lasciare, dopo tanti anni, Linux Mint, in quanto non potrei più aggiornare la mia versione KDE, per volgermi ad un’altra distribuzione che offra questo desktop di default. La miglior candidata è Kubuntu, che già ho usato parecchi anni fa (e della quale, a dirla tutta, Mint KDE è la diretta derivata) e che avevo poi abbandonato appunto in favore di Mint, vincente nel confronto. Per adesso l’ho installata sul portatile: vediamo come va.
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