Cambiamo argomento. Perché nel mio sito mi piace parlare anche di altro, oltre che di disturbi dell’apprendimento e di informatica. Allora, oggi vi parlo della mia bici elettrica. Con la quale tra l’estate e l’autunno del 2020 — per la precisione, dall’inizio di luglio alla fine di novembre — ho percorso poco meno di 900 chilometri. (I quali, sommati ai più di 270 macinati con la vecchia citybike da aprile a fine giugno, fanno più o meno 1200 km, tanti quanti ne ho percorsi nei precedenti tre anni messi insieme… Ma questo è un altro discorso, per questo l’ho messo tra parentesi!)
La mia e-bike è prodotta da Myatu (questo il sito: 美雅途电动车,广州美雅途助动车科技有限公司), un marchio cinese specializzato appunto nella costruzione di bici elettriche. Marchio che probabilmente non conosce nessuno, ma che qui in Occidente è distribuito da molti siti di vendita online, come Amazon — dal quale l’ho comprata io —, Ali Baba, eBay. Nonostante sia sconosciuto, pare che i suoi prodotti siano di qualità.
Direte voi: se è un marchio sconosciuto, perché lo hai acquistato? La risposta è assolutamente banale: per una ragione economica! Il prezzo era quello che potevo sostenere e le caratteristiche della bici erano quelle che stavo cercando. A dirla tutta, non sapevo esattamente quali caratteristiche stessi cercando, dal momento che questa è la mia prima e-bike!
Comunque, quello che ho trovato mi è piaciuto davvero tanto: mi ha piacevolmente sorpreso — e mi ci sono abituato in fretta! — la possibilità di usarla come una bici tradizionale (peraltro robusta e comoda) e poi aggiungere la pedalata assistita (scegliendo tra cinque livelli di potenza) quando devo superare pendenze impegnative o quando semplicemente voglio andare veloce senza pedalare troppo. Infatti, ci ho percorso 900 chilometri! E la batteria, ancorché non eccezionale quanto a capacità, mi ha sempre consentito un’autonomia adeguata alle mie necessità: ad esempio, dopo i quasi 90 km dell’uscita a Ivrea — la più lunga fino ad ora — l’indicatore della carica indicava ancora due tacche su cinque.
Tuttavia, dopo averla usata tanto e grazie al confronto con amici appassionati di bici più di me, compagni di pressoché tutte le mie uscite, mi sono reso conto che qualcosa nella mia bici a pedalata assistita si può migliorare.
La trasmissione della mia Myatu
La bici monta di serie anteriormente una guarnitura singola da 40, posteriormente un pacco pignoni Shimano 7v 14-28 con deragliatore Shimano Tourney 7v (e relativo manettino al manubrio), come si vede nelle immagini che seguono.
Questa configurazione, tipica di bici di fascia bassa, si è rivelata adeguata per la maggior parte dei miei percorsi abituali, ma comporta alcuni svantaggi ai due estremi. Da una parte, un rapporto lungo 28×40 non è così lungo per salite impegnative: e io, che non sono poi così tanto allenato, ho considerato «impegnative» molte salite, che ho dovuto quindi affrontare usando il motore. All’altro estremo, il 14×40 si è rivelato non abbastanza corto da consentirmi di “spingere” più di tanto su lunghi rettilinei pianeggianti o in semi discesa, dove le gambe giravano a vuoto e la velocità non superava i 40 km/h: con qualcosa in più, avrei sicuramente potuto ottenere prestazioni più elevate, anche perché in quei momenti le gambe “c’erano”!
Dunque, condividendo queste situazioni con gli amici “esperti” ho individuato alcune modifiche che avrei potuto apportare alla trasmissione per rispondere alle mie esigenze.
I recenti acquisti
Mano alla tastiera, dopo le opportune ricerche sui siti di e-commerce e dopo aver consultato un artigiano di Aosta che si occupa esclusivamente di bici elettriche ho acquistato i componenti per un upgrade della trasmissione: un pacco pignoni SunRace 9v 11-32, un deragliatore Shimano Altus 9v con relativo manettino e una nuova catena. Ecco le foto.
Avendo un maggiore range di rapporti e, soprattutto, grazie al pignone più piccolo da 11 e al più grande da 32 dovrei riuscire a risolvere i problemi che ho incontrato, in particolare a “spingere” maggiormente in piano. In più, il cambio Altus costituisce una categoria più elevata rispetto al Tourney, così avrò anche un miglioramento in termini di qualità. Se non dovesse bastare, provvederò a cambiare anche la guarnitura, usando la 42 della vecchia citybike.
Lunedì ho portato bici e componenti all’artigiano e adesso sono in attesa che effettui il lavoro. Mi apporterà anche un’altra modifica di non poco conto. Poiché la Myatu non ha un connettore che consenta di scollegare il motore dall’alimentazione in modo da smontare facilmente la ruota posteriore — con la conseguenza che, in caso di smontaggio, non potrei scollegare il cavo —, il meccanico mi monterà una piccola scatoletta a protezione di un connettore che consentirà, appunto, di scollegare il cavo.
A lavoro finito, pubblicherò le foto della nuova trasmissione e di questa modifica, oltre ovviamente alle mie impressioni sulle nuove prestazioni della bici. Continuate a seguirmi!
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