Ricordate questo mio articolo? Ebbene, dopo sei mesi di utilizzo quotidiano e intenso di Thunderbird e BlueMail ho fatto il punto della situazione per capire se davvero fossero gli strumenti adatti a me.
Non smentisco in alcun modo quanto ho scritto. Tuttavia, no: Thunderbird e BlueMail non sono gli strumenti adatti a me. Almeno, non in questo momento. Parlando del client mail di Mozilla, il limite da me segnalato nell’articolo – la mancanza, cioè, di un sistema di sincronizzazione online simile a quello adottato per il browser Firefox – è proprio ciò che mi ha dato maggiori problemi.
Avevo risolto spostando la cartella del profilo su Dropbox e indicando al programma, su ciascuno dei miei computer, di fare riferimento a quella anziché alla cartella creata in locale. Ma questa soluzione si è rivelata, oltre che macchinosa, anche fragile. Ad ogni apertura di Thunderbird, i dati dovevano essere sincronizzati con Dropbox, rendendo l’avvio del programma lentissimo; se, poi, dimenticavo di chiuderlo sul computer rimasto acceso in studio, il risultato era la duplicazione dei dati, con la creazione di svariati file e cartelle in collisione. Senza contare il fatto forse più importante: quando ho avuto la necessità di accedere alle mie mail da un computer non mio, ho comunque dovuto ricorrere alla webmail del mio provider, rendendo così inutile aver settato in maniera tanto meticolosa – perdendoci tanto tempo – Thunderbird sui miei tre computer.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’aggiornamento a Kubuntu 19.10, che si è portato dietro un importante upgrade di Thunderbird: aggiornato solo il computer dello studio, ho perso tutte le estensioni e le personalizzazioni su quello di casa, dove non potevo fare il medesimo upgrade. La cosa mi ha creato non pochi problemi e un’altra perdita di tempo. E di mail, disperse tra i profili non più correttamente sincronizzati…
Immediatezza, rapidità e produttività. Questo è ciò di cui ho bisogno per il mio lavoro, nel quale le mail hanno un ruolo fondamentale. Questo è ciò che, oggi, Thunderbird – direi, più in generale, un client mail installato sul PC – non mi offre. Semplicemente perché io non ho un’unica postazione di lavoro (dove allora funzionerebbe alla perfezione), bensì più computer, più luoghi di lavoro, necessità di accedere anche da posti diversi da casa e studio.
Ecco perché alla fine, alzate le braccia in segno di resa, sono tornato a Gmail. In mezza giornata ho ricreato tutte le cartelle – lui le chiama «etichette» – che mi servono per tenere in ordine la mia cospicua corrispondenza, ho riformulato le regole, reimpostato gli account, rivisto le preferenze. E, ovviamente – qui sta la comodità vera di un client online –, appena aperto il browser in studio ho trovato tutto identico, e così è stato sul portatile. Nessuna perdita di tempo, nessuna ulteriore impostazione.
E BlueMail? Ho disinstallato questa app dal mio smartphone, nonostante mi piacesse e funzionasse bene davvero. Il motivo? Semplicemente perché sullo smartphone (che è Android) c’è l’app Gmail, e non avrebbe avuto senso usarne un’altra.
Allora, è stato un passo indietro completo?
No, non completo. Perché il mio browser adesso resta Firefox, a Google Chrome non ci torno! Funziona bene, è veloce, ha molte caratteristiche che lo rendono decisamente più sicuro e attento alla privacy, ed è profondamente personalizzabile. Almeno qui, dunque, Big G non ha vinto…
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