Sono trascorsi già dieci giorni e, finalmente, riesco a trovare un po’ di tempo per scrivere questo articolo.
Sabato 10 novembre si è svolto, presso la Cittadella dei Giovani di Aosta, l’evento «Porte aperte al Prisma», prima “uscita” pubblica dell’associazione di cui sono presidente, nella sua nuova composizione. La giornata è stata adeguatamente pubblicizzata dai media locali: in particolare, La Vallée notizie le ha dedicato ampio spazio, con ben tre articoli in tre settimane. Questo ha fatto sì che la gente sapesse per tempo di questa occasione. E i risultati si sono visti: quasi una cinquantina di persone è intervenuta tra le 9 e le 12, orario di apertura dell’evento: genitori, qualcuno con figlio al seguito, e alcuni insegnanti.
Ciascuno dei nove professionisti che fanno al momento parte del Prisma aveva allestito una postazione – uno “stand” potremmo dire, mutuando un termine fieristico – dove presentare la propria attività con materiali informativi ma anche strumenti di lavoro, e dove illustrare nel dettaglio lo scopo della propria professione, in particolare all’interno dell’associazione, proponendo eventualmente qualche “assaggio” pratico. Così, il pubblico intervenuto ha potuto leggere i cartelloni sulla psicoterapia, sfogliare le leggi che regolamentano l’indennità di frequenza, scoprire gli strumenti dell’optometrista, della logopedista e della neuropsicomotricista, approfondire le tecniche dell’osteopatia, provare metodi alternativi per l’apprendimento dell’inglese, sperimentare la scrittura, vedere all’opera alcuni software compensativi informatici.
Quel che più è piaciuto ai presenti, tuttavia, sono state secondo me due possibilità offerte da questo evento. Innanzitutto, poter scambiare ben più delle tradizionali “quattro chiacchiere” con ciascuno di noi, senza fretta, esponendo casi, ponendo domande, ottenendo chiarimenti, scoprendo aspetti e professioni generalmente poco conosciuti e comunque difficilmente messi in connessione tra loro e con il mondo delle difficoltà nello studio. In secondo luogo, “respirare” un’aria di “squadra”, di collaborazione, di unità che l’esserci, insieme, nello stesso luogo, ha sicuramente trasmesso. E proprio questo è il senso della nostra associazione: esserci come professionisti con competenze e ruoli diversi, ma uniti e in squadra per coordinarci, collaborare, co-operare – nel senso più vero di questo termine – per il benessere dei ragazzi che si rivolgeranno a noi e delle loro famiglie, in una prospettiva ampia, sul lungo periodo e, soprattutto, multidisciplinare.
Il riscontro è stato positivo da parte di tutti gli intervenuti, compresi gli insegnanti che hanno mostrato un vivo interesse per i nostri progetti. Come “effetto collaterale” della mattinata, abbiamo avuto diversi nuovi iscritti al Prisma e alcuni appuntamenti in studio da parte di chi da subito, avendoci scoperti, ha deciso di rivolgersi a noi per iniziare un percorso di sostegno.
Le porte, dunque, si sono aperte. Adesso è tempo di nuovi progetti, di nuove iniziative: tra le idee già in ballo, la seconda edizione del corso – tenuto da me – sugli strumenti compensativi informatici, poi serate monotematiche, contatti con le scuole e le istituzioni; da non dimenticare quello che già stiamo portando avanti da un anno a questa parte: il supporto legale alle famiglie che hanno chiesto e si sono viste negare l’indennità di frequenza per i propri figli con DSA.
Attualmente, la “squadra” del Prisma è così composta (l’elenco segue le posizioni nella foto sopra): Elena Zerillo (logopedista), Fanny Bizzotto (educatrice di sostegno e interprete), Michel Comé (optometrista), Grazia Rey (grafologa e rieducatrice del gesto grafico), io, Maria Chiara Marchetti (avvocato), Patrizia Bellino (neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta), Ester Perosino (neuropsicomotricista), Riccardo Lunardi (osteopata).
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