Sono da poco tornato dall’ennesima visita presso la Commissione medica del Servizio invalidità civile, dove ho accompagnato un mio cliente con DSA che ha richiesto l’indennità di frequenza. E, come faccio di solito, vi racconto com’è andata.
Oggi la commissione era in modalità «perché siete qui, che cosa volete da noi?». L’esordio è stato: «Non abbiamo altra documentazione se non il certificato del pediatra», quando la madre (presente e stupita) aveva ovviamente allegato tutta la documentazione al momento di presentare la domanda, compresa la diagnosi del neuropsichiatra infantile (e mi domando, quindi, che fine abbiano fatto i documenti allegati…). Poi, rivolti al ragazzino: «Che classe frequenti?»; e poi: «Da quanto hai il sostegno?», costringendomi così di nuovo a spiegare (a loro, i medici) che un ragazzo con diagnosi di DSA non ha il sostegno, in quanto ha una certificazione, non una attestazione. Infine, a sorpresa, alla madre: «Quanto è alto? Quanto pesa?» Subito dopo la risposta, ci hanno congedato. Tempo di permanenza: cinque minuti.
Ne sono uscito, come sempre, deluso e amareggiato. Ma, almeno, questa volta c’è stato un elemento di novità: altezza e peso. Stai a vedere che, adesso, per attribuire l’indennità di frequenza conta anche quanto un ragazzo è alto e quanto pesa. Mi aspetto che poi lo scrivano nel verbale di visita, insieme alle indicazioni «buone condizioni generali» e «vigile e orientato» (sic!).
Il fondo, non lo abbiamo ancora toccato…
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