Condividi:          C’era una volta Baymax, uno dei computer del mio studio destinati al lavoro con i bambini e i ragazzi con DSA. Vecchia macchina usata, ottenuta in regalo, con processore Pentium e 1536MB di RAM (già: due banchi da 256 e uno da 1024!), alla quale ho abbinato un monitor (nuovo) da 22″. Ci avevo installato […]

C’era una volta Baymax, uno dei computer del mio studio destinati al lavoro con i bambini e i ragazzi con DSA. Vecchia macchina usata, ottenuta in regalo, con processore Pentium e 1536MB di RAM (già: due banchi da 256 e uno da 1024!), alla quale ho abbinato un monitor (nuovo) da 22″. Ci avevo installato Debian Jessie e, nonostante la scarsa quantità di memoria, tramite VirtualBox ci facevo girare Windows XP con alcuni software compensativi.
Oggi, questo computer è passato di mano: lo ha “ereditato” la dott.ssa Bellino, l’altra metà dello Studio Arcobaleno, la quale lo ha portato nel suo nuovo studio (Arcobaleno raddoppia: ma di questo parlerò in un prossimo articolo). E Baymax è diventato Jung, in onore di uno dei padri della psicoterapia.
Jung è “ringiovanito”. Vi ho montato un ulteriore banco di RAM da 1024MB trovato non ricordo dove, portando così la memoria a complessivi 2GB; poi l’ho formattato e vi ho installato l’ultima versione di Debian, Stretch. Ho scelto il desktop XFCE: semplice, completo, pulito e – cosa più importante – estremamente leggero e veloce. Adesso il computer è una scheggia! I motivi delle mie scelte sono scontati: Debian perché è un sistema operativo estremamente stabile e sicuro, l’ideale per una macchina destinata ad un contesto lavorativo dove è appunto la stabilità il fattore più rilevante e non conta il fatto – anzi, in questo caso è un valore aggiunto – che non vi siano aggiornamenti frequenti e pacchetti all’ultima versione, così che per un bel po’ di tempo la nuova proprietaria di Jung possa lavorare senza preoccuparsi di nulla; XFCE perché funziona benissimo e richiede una minima quantità di risorse, l’ideale per una macchina parecchio datata come questa.
Insomma, la morale è sempre la stessa: basta operare le giuste scelte in fatto di distribuzione e desktop manager, e Linux si rivela in ogni caso l’opzione vincente tanto per gestire un computer nuovo fiammante, quanto – come è successo con Jung – per dare vita nuova a un computer vecchiotto (ma ancora funzionante e, per questo, utile) che serve unicamente per lavorare.

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