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- Debian pura e semplice: stabile e sicura come una roccia — avrei sicuramente optato per il ramo stable, dal momento che il testing mal si addice a una distribuzione dedicata a utenti ben poco “smanettoni” e idealmente poco propensi a ricevere continui aggiornamenti —, leggera e veloce, perfetta per ogni macchina, anche vecchia; e tuttavia un po’ “spigolosa”, forse fin troppo “pura” e minimalista, e poi priva della possibilità di installare software da PPA — sempre utile — e, va da sé, limitata per tempi eccessivamente lunghi alle versioni meno aggiornate di tutti i software, dal momento che i rilasci avvengono a distanza di non meno di un paio di anni.
- Ubuntu: altrettanto stabile e ormai così diffusa da contare su una comunità di sviluppatori e appassionati davvero vastissima, decisamente più aggiornata anche se in giusta misura (i rilasci avvengono puntualmente ogni sei mesi), maggiormente flessibile e più facilmente configurabile grazie a numerosi tool che, ad esempio, rendono quasi banale aggiornare i pacchetti software, installare codec proprietari, configurare ogni aspetto del sistema operativo.
- Linux Mint: derivata a sua volta da Ubuntu, è la distribuzione che per alcuni anni ho usato quotidianamente su tutti i miei computer, traendone grande soddisfazione, e che quindi conosco come le mie tasche; elegante e semplice da usare, offre strumenti di gestione e configurazione ancor più personalizzati rispetto a Ubuntu, e nelle ultime release è diventata davvero spettacolare tanto da essere — dal mio punto di vista di utente piuttosto esperto, con alle spalle anni di esperienza con tutti i sistemi operativi esistenti — al momento l’alternativa più valida per chi arriva a Linux da Windows; per contro, è un po’ più pesante delle precedenti e sicuramente necessita di risorse un po’ più performanti per esprimere il meglio di sé.